mercoledì 28 ottobre 2009

un paese straccione e venale, ostaggio del moralisticamente corretto. le faville del 28 ottobre 2009.

Come il lutto ad Elettra, la straccioneria pare addirsi all’Italia.
Si va questuando risorse in giro per le opere più strampalate, lesinandole dove invece occorrerebbero.
Questa dolente caratteristica si va riconfermando nella vicenda che passa sotto il nome di 150 anni dall’Unità d’Italia. Ogni nazione degna di questo nome avrebbe già predisposto una serie di iniziative di per esplorare e riconfermare l’identità pubblica italiana e la sua storia culturale alla luce di questo traguardo.
Noi ci siamo ben guardati da tutto questo, come sempre si coglie il pretesto per finanziare una serie di opere pubbliche di discutibile utilità disseminate a caso nel territorio.
In questa vergogna nazionale risuona più efficace la provocazione odierna di Alessandro Campi sul Riformista di oggi (p. 17) che invita a mettere il Dizionario Biografico degli Italiani, monumento eccezionale alla storia dei maggiori nostri, nel piano delle iniziative per i 150 anni, in modo da scongiurarne il fallimento a causa dei tagli di Kaiser Tatò (peggio di un cerusico di mare quando si deve tagliare cose di valore) e delle sciocchezze wikipediane del dottor sottile Amato, che vorrebbe l’opera realizzata a gratis da volenterosi scartabellatori con un occhio sul PC. La proposta è troppo intelligente. La bocceranno, o meglio ancora la ignoreranno.
Eppure pare che non si sia un popolo ignaro del connubio soldi e valori, come testimonia una dichiarazione di oggi resa un anonimo dirigente nazionale del PD, che peschiamo in un articolo di Cerasa pubblicato sul Foglio (p. 2). L’anonimo nel rivendicare la sua cattolicità aggiunge: se non fosse che sono stipendiato dal PD una versione 2.0 del PCI non sarei in grado di votarla.
Ma bene, un vero idealista. Signori per cortesia chi fa politica deve avere una sua professione, un suo stipendio. Basta con i prezzolati.
Concludiamo segnalando l’irresistibile appello ai lettori e ai redattori di Repubblica pubblicato dal Foglio (p. 3). L’editorialista invoca una sollevazione con il moralisticamente corretto che caratterizza quel giornale da ormai troppo tempo. Che la sollevazione possa riuscire? Quella sì che sarebbe una cosa da festeggiare. Ma tranquilli, non accadrà.